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MARGHERITA CESARETTI

POUR LES CHIENS
 

A Diogene la vita del cane calzava a pennello, poiche' gli consentiva, nonostante le privazioni, di non essere asservito ad alcuno e di agire sempre in piena autonomia; grazie a lui l’appellativo cinico (kynikos), aggettivo derivato da kyon, cane, ha caratterizzato una scuola di pensiero anticonvenzionale che, attraverso i secoli e fino ai nostri giorni, ha raccolto schiere di proseliti. “Pour les chiens” piu' che un portfolio, e' la manifestazione visiva di un pensiero moderno, che raccoglie le suggestioni filosofiche della scuola di Antistene, unendole alla nostra attuale, disincantata e spesso amara consapevolezza. Immagine dopo immagine Margherita Cesaretti dipana la sua visione del mondo, attraverso una corrente che fluisce continua ed erode le voraci ambizioni umane, smussa dolori e desideri, uniforma vizi e virtu'. Basta cambiare prospettiva ed ecco che l’uomo e l’animale non sono che ammassi di cellule destinati a disgregarsi e ricombinarsi nel flusso della storia; de-costruendo e “riavviando” le percezioni gestaltiche, i simboli del potere spirituale e temporale perdono la loro forza subliminale, adagiandosi tra le velature di segni equipollenti. Il sinuoso andamento della corrente fluviale, lungo l’insieme dei fotogrammi, conferisce una direzione di lettura; all’interno possiamo tuttavia riconoscere delle sotto-direttrici che si reggono su corrispondenze di coppia: il cane bianco e il sacchetto della spesa si rapportano sullo stesso piano strutturale, come pure la donna seduta e la carcassa ossea, o i movimenti “danzanti” di uomo e selace. La visione dell’autrice non puo' che essere sfrondata da tutta la gamma cromatica che spesso illude l’occhio e la mente: da qui la scelta del bianco e nero, ma soprattutto del nero, pastoso e avvolgente, dal quale si staccano a fatica membra umane e animali. Il bianco incide l’ombra con i graffiti gessosi di manto, epidermide e calcare, fino alle concrezioni luminose dell’immagine finale: forse la soglia di un nuovo inizio...
 
Lorella Klun


 
Despite the privations, a dog's life fitted Diogenes to a 't' because it allowed him not to be subserviant to anyone and to be totally autonomous; thanks to him the appellation cynical (kynikos), an adjective derived from kyon, dog, has characterised an anti-conventional school of thought that, through the centuries and up to the present day, has gathered bands of followers. 'For The Dogs', more than a portfoglio, is the visual manifestation of a modern thought that gathers philosophical suggestions from the school of Antisthenes unifying them to our disenchanted and often bitter awareness. Picture after picture Margherita Cesaretti unravels her vision of the world through a current that flows, continues and erodes voracious human ambitions, smoothing away pains and desires, making vices and virtues uniform. It is sufficient to change the perspective and that is where man and animal are not masses of cells destined to disintegrate and join together again in the flow of history, deconstructing and reactivating instinctive perceptions, the symbols of spiritual and temporal power lose their subliminal force abandoning themselves in the fog of equivalent characterisitics. The winding course of the fluvial current alongside the composition of the photograms gives direction to the interpretation; yet we can recognise sub-guidelines within that are of a couple's harmony: the white dog and the bag of shopping relate to each other on the same structural plain, likewise the seated woman and the bony carcass, or the dance movements of man and shark. The author's vision cannot but be stripped of all the range of colour that often eludes the eye and the mind: hence the choice of black and white, but above all the black, mellow and winding, from which human and animal limbs break loose. The white cuts into the shadow with a mantle of chalky graffiti, skin and limestone, to the luminous masses of the final image: perhaps the threshold of a new beginning...


 

 

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